Tempi Agenzia S.r.l.

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TITOLO I – PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E DELLA TRASPARENZA





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1. PREMESSA NORMATIVA

La legge 6 novembre 2012, n. 190 e ss.mm.ii. “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione” (c.d. legge anticorruzione) prevede una serie di misure finalizzate a contrastare il verificarsi di fenomeni corruttivi nelle Amministrazioni Pubbliche, sia centrali che locali, ed anche negli enti di diritto privato in controllo pubblico, quale è Tempi Agenzia s.r.l, di seguito denominata Agenzia.


L’obiettivo delle disposizioni normative è la prevenzione e la repressione del fenomeno della corruzione attraverso un approccio multidisciplinare, nel quale gli strumenti sanzionatori si configurano solamente come alcuni dei fattori per la lotta alla corruzione e all’illegalità nell’azione amministrativa. Nello specifico, si pongono a sostegno del provvedimento legislativo motivazioni di trasparenza e controllo proveniente dai cittadini (c.d. accesso civico) e di adeguamento dell’ordinamento giuridico italiano agli standards internazionali.


La Legge n. 190/2012 non contiene una definizione di corruzione, che viene data per presupposta, ma il concetto deve essere qui inteso come comprensivo delle varie situazioni in cui, nel corso dell'attività amministrativa, si riscontri l'abuso da parte di un soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati. Le situazioni rilevanti sono quindi, evidentemente, più ampie della mera fattispecie penalistica e sono tali da comprendere anche le situazioni in cui, a prescindere dalla rilevanza penale, venga in evidenza un malfunzionamento dell’amministrazione a causa dell’uso a fini privati delle funzioni attribuite ovvero l’inquinamento dell’azione amministrativa ab externo, sia che tale azione abbia successo sia nel caso in cui rimanga a livello di tentativo (PNA 2016, ANAC).


All’uopo si evidenzia che, con le modifiche introdotte dal Capo II del D.Lgs. n. 97/2016 “Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell'articolo 7 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, il legislatore è intervenuto direttamente con riferimento al Codice Penale e al D.Lgs. n. 231/01, sia riformulando alcune fattispecie di reato richiamate dal Decreto citato - ovvero aumentandone le pene previste - sia apportando delle integrazioni all’elenco delle fattispecie c.d. “presupposto” della responsabilità amministrativa degli Enti ex d.lgs. n. 231/01.


Secondo quanto riportato nel PNA e dalle Linee Guida ANAC, al fine di dare attuazione alle norme contenute nella legge n. 190/2012, gli Enti pubblici economici e gli enti di diritto privato in controllo pubblico, di livello nazionale o regionale/locale, “sono tenuti ad introdurre e ad implementare adeguate misure organizzative e gestionali” volte alla prevenzione dei fenomeni corruttivi.


ANAC ha approvato, con Delibera n. 1064 del 13 novembre 2019, pubblicata sul sito dell'Autorità in data 22 novembre 2019, il Piano Nazionale Anticorruzione 2019, atto di indirizzo per l'applicazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza. Il PNA contiene alcune importanti indicazioni applicative con particolare riferimento alle fasi di mappatura dei processi e Valutazione dei processi.


Al momento dell’aggiornamento del presente Piano, ANAC ha pubblicato il PNA 2022 che ha ottenuto parere positivo del Comitato Interministeriale. Tuttavia, affinché il PNA 2022 sia pienamente operativo manca ancora un ultimo passaggio nel Consiglio dell'Autorità. Pertanto, se dopo la definitiva approvazione dovessero emergere novità rilevanti, si valuterà l’aggiornamento del presente Piano in corso d’anno.


Agenzia non ha ancora adottato un modello ex d.lgs. 231/01 in quanto le sue tempistiche di realizzazione e adozione erano di fatto considerate oggettivamente incompatibili con gli scenari di riorganizzazione del sistema delle agenzie del TPL della Regione Emilia Romagna che riguardano anche Agenzia.

Alla luce dell’intervenuto rallentamento del processo di riorganizzazione di cui sopra, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge ed in coerenza con le disposizioni contenute nel PNA, con il presente Piano per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, Agenzia intende avviare il processo di definizione di un sistema di controllo interno di prevenzione e di contrasto della corruzione e dell’illegalità attuato mediante l’adozione del modello 231.

Tale azione, già prevista nel Piano precedente, non è stata avviata in ragione delle intervenute difficoltà organizzative e delle ulteriori attività straordinarie di programmazione dei servizi di Trasporto Pubblico correlate all’emergenza epidemiologica.







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2. CONTENUTO E FINALITÀ DEL PIANO ANTICORRUZIONE

In osservanza a quanto stabilito dalla L. n. 190/2012 e dal P.N.A., il presente Piano contiene e presuppone:

§ l’elenco delle attività di Agenzia maggiormente esposte al rischio di corruzione;

§ la previsione degli strumenti da adottare per la gestione di tale rischio;

§ una sezione dedicata alla Trasparenza

Il Piano, in particolare, si prefigge i seguenti obiettivi:

§ eliminare o quantomeno ridurre le opportunità che si manifestino casi di corruzione;

§ creare un contesto sfavorevole alla corruzione, lato sensu intesa;

§ adottare interventi organizzativi volti a prevenire il rischio corruzione;

§ determinare una piena consapevolezza, all’interno dell’organizzazione, che il manifestarsi di fenomeni di corruzione espone Agenzia ed i suoi soci a gravi rischi sul piano reputazionale e della credibilità, portando danni anche di ordine economico, nonché conseguenze sul piano penale a carico del soggetto che commette la violazione;

§ sensibilizzare i soggetti destinatari ad impegnarsi attivamente e costantemente nell’attuazione delle misure di contenimento del rischio previste nel presente documento;

§ aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione;

§ considerare il contrasto alla corruzione come uno degli elementi dell’organizzazione aziendale, nell’ottica di una più ampia gestione del rischio;

§ prevedere, per le aree maggiormente esposte a rischio, meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni idonee a prevenire il rischio di corruzione;

§ monitorare il rispetto dei termini previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti, in quanto applicabili ad Agenzia;

§ monitorare i rapporti tra Agenzia ed i soggetti che con la stessa stipulano contratti di appalto;

§ garantire la massima trasparenza della propria azione organizzativa e lo sviluppo della cultura della legalità e dell'integrità del proprio personale. La trasparenza è intesa come accessibilità totale, anche attraverso lo strumento della pubblicazione sul proprio sito web istituzionale, delle informazioni concernenti ogni aspetto dell'organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all'utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali e dei risultati dell'attività di misurazione e valutazione, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità.






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3. CONTESTO TERRITORIALE

L'analisi del contesto esterno è stata elaborata attraverso l'utilizzo dei dati oggettivi e soggettivi, disponibili in materia di sicurezza e legalità e, in particolare, di corruzione. L'obiettivo dell'analisi è quello di valutare l'incidenza del fenomeno, favorire l'analisi e la valutazione del rischio e il monitoraggio dell'efficacia del sistema aziendale di prevenzione della corruzione.

L’analisi del contesto esterno è stata condotta anche attraverso una ricognizione dei PTPCT di Regione Emilia Romagna, Provincia di Piacenza e Comune capoluogo, che ha consentito di completare il quadro di riferimento ricavando alcuni dati e considerazioni interessanti riportate nel presente aggiornamento.






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3.1 Livello nazionale

L'analisi del fenomeno corruttivo non può non tener conto dell'esame del contesto nazionale, dove l'indice C.P.I. 2020 (Corruption Perception Index di Transparency International), colloca l'Italia al 52esimo posto sui 180 Paesi oggetto dell’analisi. L’Italia, dunque, pur mantenendo il punteggio 53/100 attribuitogli nell’edizione 2019, perde una posizione in graduatoria.

Il C.P.I. 2020 segna un rallentamento del trend positivo che aveva visto l’Italia guadagnare 11 punti dal 2012 al 2019, pur confermandola al 20simo posto tra i 27 Paesi membri dell’Unione Europea.

Negli ultimi anni l’Italia ha compiuto significativi progressi nella lotta alla corruzione: ha introdotto il diritto generalizzato di accesso agli atti rendendo più trasparente la Pubblica Amministrazione ai cittadini, ha approvato una disciplina a tutela dei whistleblower, ha reso più trasparenti i finanziamenti alla politica e, con la legge anticorruzione del 2019, ha inasprito le pene previste per taluni reati.

In questo contesto, le sfide poste dall’emergenza Covid-19 possono mettere a rischio gli importanti risultati conseguiti se si dovesse abbassare l’attenzione verso il fenomeno e non venissero previsti e attuati i giusti presidi di trasparenza e anticorruzione, in particolare per quanto riguarda la gestione dei fondi stanziati dall’Europa per la ripresa economica.

Le rilevazioni effettuate da Transparency International attraverso il G.C.B. - EU (Global Corruption Barometer) consentono altresì di valutare la percezione del fenomeno corruttivo da parte dei cittadini con riferimento a specifiche istituzioni. Il G.C.B. - EU mostra che le persone sono fin troppo consapevoli della corruzione in tutta L’Unione Europea: il 62% degli oltre 40.000 partecipanti al sondaggio 2020 ritiene che la corruzione del governo sia un grosso problema nel loro paese. Con riferimento allo stato Italiano la stessa percentuale si attesta all’85%.

Emergono due considerazioni. Da una parte, i dati testimoniano in media una scarsa fiducia del cittadino nei confronti delle istituzioni. Dall’altra, da uno studio condotto dalla Banca d’Italia emerge che la percezione della corruzione è sicuramente influenzata (in eccesso o in difetto) dal dibattito pubblico e dai media, che variano molto tra Paesi. Dunque, in parte, la negatività di questo dato è spiegabile dalla consuetudine dei media italiani di affrontare il tema della corruzione spesso e molto più frequentemente che in Paesi ben più corrotti.

Rimane il fatto che il fenomeno assume contorni preoccupanti in Italia, specie se si paragona l’Italia ad altri Paesi sviluppati e alla media europea (64/100). 


Dato analogo emerge sulla percezione della corruzione delle istituzioni governative e locali che in Italia sfiora (90%). Il Dato è confermato dall’Ocse nel documento Ocse “Curbing corruption” (“Mettere un freno alla corruzione” – anno 2015), che cita lo studio Gallup, secondo il quale l'Italia è seguita da Portogallo e Grecia.

La percezione di un livello così alto di corruzione all'interno delle istituzioni è sicuramente determinata dal contesto territoriale di riferimento e dal livello di criminalità presente sul territorio.


L’Italia, pur avendo fatto registrare nell’ultimo decennio dei progressivi miglioramenti sulla lotta alla corruzione mantiene ancora un quadro delicato. Il fenomeno non è sconfitto ed è storicamente connaturato al Paese. Si è affermato lungo tutta la sua storia, tanto da diventare in alcuni ambienti un fenomeno costitutivo e fisiologico. La corruzione, in certi frangenti, è purtroppo ancora un saldo strumento di governo e costituisce la regola del gioco.

Ciononostante, la diminuzione dell’intensità del fenomeno è oggettiva e costante. Nel 1995, uno degli anni più bui, furono denunciati più di 2.000 crimini e oltre 3.000 persone per reati connessi alla corruzione e concussione. Dal 2016 al 2019, secondo l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), sono stati ravvisati 152 episodi di corruzione; un caso a settimana, per un totale di 117 arresti.

La nuova veste della corruzione italica è di tipo “pulviscolare“, molto differente da quella di Tangentopoli, registrata negli anni ’90. Attualmente le tangenti sono di piccolo calibro rispetto al passato; anche se il denaro continua a rappresentare il principale strumento dell’accordo illecito (48%), si ricorre sempre di più ad altre contropartite non convenzionali. In particolare, il posto di lavoro si configura come una delle monete di scambio più gradite (13%), soprattutto al Sud; si “vendono” l’assunzione di coniugi, congiunti o soggetti comunque legati al corrotto. A seguire, l’assegnazione di prestazioni professionali (11%, sotto forma di consulenze, ristrutturazioni edilizie, riparazioni, servizi di pulizia, trasporto mobili, lavori di falegnameria, giardinaggio, tinteggiatura e prestazioni sessuali). Infine, vi sono le regalie di vario tipo, che vengono concesse nel 7% degli episodi.

Il 74% dei casi registrati nel triennio 2016-2019 hanno riguardato appalti pubblici; per il resto, principalmente, concorsi, procedimenti amministrativi, concessioni edilizie.


Il territorio nazionale è caratterizzato dal deterioramento della qualità della vita che si associa alla persistenza di una illegalità diffusa e socialmente tollerata, in cui si perpetuano forme di sottosviluppo economico basate su lavoro nero, evasione fiscale e corruzione. Il senso di insicurezza della popolazione è un fenomeno di rilievo perché riguarda grandi fasce della popolazione e incide anche sulle politiche di contrasto alla corruzione. Esso, ad esempio, deprime la propensione a denunciare i reati e, conseguentemente, può indebolire il sistema di prevenzione e di contrasto delle diverse forme di illegalità (tra cui la corruzione).






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3.2 Livello regionale - locale

Come ormai provato da diverse indagini delle forze investigative, anche in Emilia-Romagna si deve registrare una presenza criminale e mafiosa di lunga data, la cui pericolosità, per diverso tempo, è rimasta confinata nell’ambito dei mercati illeciti (soprattutto nel traffico degli stupefacenti), ma che in tempi recenti sembrerebbe esprimere caratteristiche più complesse.6 Infatti occorre ricordare, in primo luogo, la progressione delle attività mafiose nell’economia legale, specie nel settore edile e commerciale, e, parallelamente, lo strutturarsi di un’area grigia formata da attori eterogenei, anche locali, con cui i gruppi criminali hanno stretto relazioni al fine di sfruttare opportunità e risorse del territorio (appalti, concessioni, acquisizioni di immobili o di aziende, ecc.). A rendere tale scenario ancora più complesso occorre considerare, inoltre, la presenza di gruppi criminali stranieri, i quali generalmente sono impegnati nella gestione di alcuni grandi traffici illeciti, sia in modo autonomo che in collaborazione con la criminalità autoctona

Non vanno trascurati, da ultimo, il comparire della violenza e i tentativi di controllo mafioso del territorio, i cui segni più evidenti sono rappresentati dalle minacce ricevute da alcuni operatori economici, esponenti politici, amministratori locali o professionisti dell’informazione, oltre che dalla preoccupante consistenza numerica raggiunta dalle estorsioni, dai danneggiamenti e dagli attentati dinamitardi e incendiari (reati, questi, solitamente correlati fra di loro).

Secondo le recenti indagini giudiziarie, il nostro territorio oggi sembrerebbe essere quindi di fronte a un fenomeno criminale e mafioso in via di sostanziale mutamento: non più isolato dentro i confini dei traffici illeciti come è avvenuto in passato, ma ormai presente anche nella sfera della società legale e capace di mostrare, quando necessario, i tratti della violenza tipici dei territori in cui ha avuto origine.

Le mafie di origine calabrese (l’’ndrangheta) e campana (la camorra), come dimostrano i riscontri investigativi degli ultimi anni, sono senz’altro le organizzazioni criminali maggiormente presenti nel territorio dell’Emilia-Romagna.

Nella tabella sotto riportata, è indicata la somma delle denunce rilevate dalle forze di polizia tra il 2010 e il 2019, il tasso di variazione medio annuale e il tasso medio di delittuosità calcolato su 100 mila abitanti. Al fine di contestualizzare la posizione dell’Emilia-Romagna rispetto a tali fenomeni, nella tabella sono riportati anche i dati che riguardano l’Italia e il Nord-Est, ovvero la ripartizione territoriale di cui è parte.



Considerati complessivamente, questi reati nella nostra regione sono cresciuti in media di cinque punti percentuali ogni anno (di 5,9 nell’ultimo biennio), in Italia di 4,8 (di 6 nell’ultimo biennio) e nel Nord-Est di 6,4 punti (di 9,3 nell’ultimo biennio).

Più in particolare, limitando lo sguardo all’Emilia-Romagna, nel decennio esaminato, il reato di usura è cresciuto in media di 17 punti percentuali all’anno (di 33 solo nell’ultimo biennio), quello di riciclaggio di 12 (di 38 nell’ultimo biennio), le estorsioni di 11 (benché nell’ultimo biennio siano diminuite di oltre 4 punti), le truffe, le frodi e i reati di contraffazione di 8 (di 13 nell’ultimo biennio), il reato di associazione a delinquere di 5 (benché nell’ultimo biennio sia diminuito di 22 punti), i reati riguardanti gli stupefacenti di oltre 2 punti (benché nell’ultimo biennio siano diminuiti di 2 punti percentuali).

Diversamente da questi reati, ancora nel decennio esaminato, i danneggiamenti e gli attentati dinamitardi nel decennio considerato sono diminuiti in media di 2 punti percentuali all’anno (di 21 solo nell’ultimo biennio), i reati di ricettazione e di contrabbando di quasi 4 punti (di 22 nell’ultimo biennio), i furti e le rapine organizzate di 5 (di quasi 13 nell’ultimo biennio) e il reato di sfruttamento della prostituzione di 10 (anche se nell’ultimo biennio ha registrato una crescita di 6 punti).


La tendenza di questi reati non è stata omogenea nel territorio della regione. Nella provincia di Piacenza sono cresciute oltre la media regionale i reati di riciclaggio, le estorsioni, le truffe, le frodi e la contraffazione, i reati riguardanti gli stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, i furti e le rapine organizzate e i danneggiamenti e gli attentati dinamitardi e incendiari (va fatto notare che riguardo a questi ultimi tre gruppi di reati, la tendenza della provincia è stata opposta a quella della regione: mentre infatti in regione questi reati sono diminuiti, qui sono aumentati sensibilmente).



Come si può osservare nella tabella, il valore dell’indice che attesta il “controllo del territorio” da parte delle organizzazioni criminali nella nostra regione è decisamente sotto la media dell’Italia, ma risulta più alta della media della ripartizione territoriale del Nord-Est. 

Per quanto riguarda invece gli altri due ambiti di attività la nostra regione detiene tassi leggermente superiori a quelli medi dell’Italia e molti più elevati di quelli Nord-Est.

Questa analisi è confermata nella “Relazione sull’attività delle forze di polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata-anno 2018” presentata al Parlamento il 5 dicembre 2020 dal Ministro dell’Interno.

In tale relazione, per quanto riguarda la nostra regione, si legge infatti “In Emilia-Romagna, l’elevata propensione imprenditoriale del tessuto economico regionale è uno dei fattori che catalizza gli interessi della criminalità organizzata, sia autoctona che straniera, anche ai fini del riciclaggio e del reinvestimento in attività economiche dei profitti illeciti.

Tra le mafie nazionali, la ‘ndrangheta ha adottato, anche in questa regione, un approccio marcatamente imprenditoriale, prediligendo, tra le proprie direttici operative, l’infiltrazione sia del tessuto economico produttivo sia delle amministrazioni locali, aggredendo il territorio, non attraverso il predominio militare, ma orientandosi alla corruttela e alla ricerca delle connivenze, funzionali ad una rapida acquisizione di risorse e posizioni di privilegio.


Inoltre, come riferito nelle "Relazioni del Ministro dell'Interno al Parlamento sull'attività svolta ed i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia", relative al primo e secondo semestre 2019, in Emilia-Romagna si registra una pervasiva presenza della criminalità organizzata. Nelle province di Reggio Emilia, Modena, Parma e Piacenza, le inchieste giudiziarie concluse negli ultimi anni, anche con sentenze definitive, nei confronti dei cutresi GRANDE ARACRI hanno dato conto della profonda infiltrazione del sodalizio nel tessuto economico, sociale e amministrativo delle citate province.


Alla luce di questo scenario indubbiamente preoccupante, in ordine alla infiltrazione della criminalità organizzata nel territorio emiliano-romagnolo, tanto le amministrazioni del territorio, quanto l’opinione pubblica e la società civile non solo sono consapevoli di questo pericoloso fenomeno, ma ormai da diverso tempo cercano di affrontarlo nei modi e con gli strumenti che gli sono più consoni.

Con l’adozione del Testo Unico della Legalità (Legge Regione Emilia-Romagna 28 ottobre 2016, n. 18), la Regione Emilia-Romagna ha dedicato una particolare attenzione ai progetti di promozione della legalità. Sono incentivate tutte le iniziative per la promozione della cultura della legalità sviluppate d’intesa con i diversi livelli istituzionali, ivi incluse le società a partecipazione regionale, che comprendono anche il potenziamento dei programmi di formazione del personale e lo sviluppo della trasparenza delle pubbliche amministrazioni.

Numerose disposizioni sono volte a rafforzare la prevenzione dei fenomeni di corruzione ed illegalità a partire dal settore degli appalti pubblici. Tra le misure previste:


-la valorizzazione del rating di legalità delle imprese (art. 14);

-la creazione di elenchi di merito, a partire dal settore dell’edilizia ed in tutti i comparti a maggior rischio di infiltrazione mafiosa (art. 14);

-la diffusione della Carta dei Principi delle Imprese e dell’Elenco di Merito delle imprese e degli operatori economici (art. 14);

-il monitoraggio costante degli appalti pubblici, anche in collaborazione con l’Autorità anticorruzione (art. 24);

-la riduzione delle stazioni appaltanti, favorendo la funzione di centrale unica di committenza esercitata dalle unioni di comuni (art. 25);

-la promozione della responsabilità sociale delle imprese, al fine di favorire il pieno rispetto delle normative e dei contratti sulla tutela delle condizioni di lavoro (art. 26);

-ulteriori misure specifiche vengono adottate per il settore dell’autotrasporto e facchinaggio, con il potenziamento dell’attività ispettiva e di controllo negli ambiti della logistica, e in quelli del commercio, turismo, agricoltura e della gestione dei rifiuti, anche al fine di contrastare i fenomeni del caporalato e dello sfruttamento della manodopera (artt. 35-42);

-viene favorita poi una maggiore condivisione di informazioni sui controlli da parte dei corpi deputati alla protezione del patrimonio naturale, forestale e ambientale in genere, oltre al maggiore sostegno alle attività della rete del lavoro agricolo, cercando di prevenire l’insorgenza di fenomeni illeciti all’interno del contesto agricolo;

Per quanto attiene specificatamente le strategie regionali di prevenzione e di contrasto e dell’illegalità all’interno dell’amministrazione regionale e delle altre amministrazioni pubbliche, la Regione - in base all’art. 15 della l.r. n. 18 del 2016 - ha promosso l’avvio di una “Rete per l’Integrità e la Trasparenza”, ossia una forma di raccordo tra i Responsabili della prevenzione della corruzione e della Trasparenza delle amministrazioni del territorio emiliano-romagnolo.

La Rete, a cui avevano aderito, al 31.12.2020, ben 231 enti, permette ai relativi Responsabili della prevenzione della corruzione e della Trasparenza di affrontare e approfondire congiuntamente i vari e problematici aspetti della materia, creando azioni coordinate e efficaci, pertanto, di contrasto ai fenomeni corruttivi e di cattiva amministrazione nel nostro territorio. È stato anche costituito un Tavolo tecnico sul tema dell’antiriciclaggio.


A fine luglio 2020, si è insediata in Regione Emilia-Romagna, la Consulta regionale per la legalità e la cittadinanza responsabile, organismo con funzioni conoscitive, propositive e consultive di cui fanno parte rappresentanti delle istituzioni locali e statali, del mondo del lavoro e dei settori produttivi, della società civile ed esperti degli ambiti professionali, accademici e di volontariato. Con i presidenti della Regione e dell’Assemblea legislativa regionale vi partecipano anche tutti i presidenti dei Gruppi consiliari presenti nella stessa Assemblea legislativa.

Con la costituzione della Consulta La Regione intende compattare, a difesa della legalità e contro la criminalità organizzata, tutto il sistema istituzionale e socioeconomico regionale.


Ulteriori elementi di analisi emergono dall'esame delle statistiche pubblicate dal Sole 24Ore. L'indice di criminalità elaborato per il 2020, con riferimento ai dati 2019, colloca la provincia di Piacenza alla 51esima posizione delle 106 province italiane, con un miglioramento di 4 posizioni rispetto all'anno precedente. Il numero di denunce di reati risulta diminuito del 5,5 % annuo: complessivamente le denunce sono state 8.948, pari a 3.115,2 ogni 100.000 abitanti. La sintesi effettuata con l'indice sottende una variazione negativa sul fronte delle denunce per omicidio (passa dalla 64esima alla 14esima posizione) ma una sostanziale invarianza per i tentati omicidi, una situazione eterogenea per quanto riguarda le denunce complessive di furti nelle diverse tipologie considerate, ove si assiste a miglioramenti in alcune tipologie cui fanno da contraltare peggioramenti in altre, con un particolare peggioramento per quanto riguarda furti con strappo (dalla 61esima alla 41 esima posizione) e furti di autovetture (dalla 40esima alla Prima) mentre un sostanziale miglioramento per quanto riguarda i furti con destrezza (dalla 29esima alla 104esima); un peggioramento, lo fa Piacenza nelle posizioni relative agli indicatori di usura (dalla 87esima alla 44esima), di associazione per delinquere (dalla 103esima alla 36esima), di truffe e frodi informatiche

(dalla 92esima alla 54esima) e di incendi (dalla 102esima alla 51esima).


La Prefettura di Piacenza in data 18/01/2021 ha confermato nei propri contenuti il quadro sopra illustrato; in particolare viene sottolineato che l'attività criminosa prevalente è rappresentata dai reati contro il patrimonio. Rispetto al 2019, nel 2020, anche a causa della emergenza epidemiologica da Covid-19 e delle conseguenti restrizioni al movimento delle persone ed alle attività produttive, si è registrata una decisa flessione della delittuosità generale


Il fenomeno della corruzione colpisce a tutti i livelli ed in molteplici settori della Pubblica Amministrazione, tra cui quello delle gare d'appalto truccate o più precisamente "confezionate su misura". Questo sistema malato, oltre a produrre ingenti danni economici per la collettività, compromette il corretto funzionamento dei servizi erogati ai cittadini.

La corruzione, portando danni alla credibilità, disincentiva gli investimenti frenando, di conseguenza, lo sviluppo economico.

Pertanto, il presente Piano si pone l'obiettivo di dare concreta attuazione ed operatività alla cd. Legge Anticorruzione, considerando il contrasto al fenomeno corruttivo come una priorità etica ed economica, laddove la corruzione è furto di bene comune, furto di diritti, di opportunità e di lavoro.







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4. CLASSIFICAZIONE DELLE ATTIVITA’ E ORGANIZZAZIONE

L’Agenzia locale per la mobilità e il trasporto pubblico per il bacino di Piacenza è una Società a responsabilità limitata costituita tra il Comune di Piacenza e la Provincia di Piacenza che hanno approvato lo Statuto, istituita in base alla legge della Regione Emilia-Romagna n.30/1998.


Con riferimento al proprio Statuto, Agenzia ha per oggetto le seguenti attività che hanno come destinatari i propri Enti Soci:

§ gestione, sviluppo, acquisizione e/o realizzazione degli impianti (quali depositi, officine, autostazioni, etc.) delle reti (quali fermate, paline, etc.) e di ogni altra dotazione funzionale all’esercizio del trasporto pubblico locale nel territorio della Provincia di Piacenza;

§ programmazione, affidamento della gestione e controllo dei servizi di trasporto pubblico locale nel territorio della Provincia di Piacenza ed in particolare:

oprogettazione, organizzazione e promozione dei servizi pubblici di trasporto integrati tra loro e con la mobilità privata;

oprogettazione, organizzazione dei servizi complementari per la mobilità, con particolare riguardo alla sosta, ai parcheggi, all’accesso ai centri urbani, ai relativi sistemi e tecnologie di informazione e di controllo;

§ gestione delle procedure concorsuali per l’affidamento dei servizi e controllo dell’attuazione dei contratti di servizio;

§ svolgimento delle funzioni della Provincia di Piacenza relative ai servizi di noleggio autobus con conducente (NCC bus);

§ svolgimento servizi strumentali all’attività dei soci nel rispetto dei presupposti ed alle condizioni previste dallo Statuto.

Agenzia è soggetta all’attività di indirizzo, programmazione, vigilanza e controllo da parte degli Enti soci.

Gli Organi dell’Agenzia sono:

§ l’Assemblea dei Soci;

§ l’Amministratore Unico (AU);

§ il Sindaco Unico.


L’Amministratore Unico, che è rieleggibile, è nominato per un periodo determinato dai soci e comunque per un periodo non superiore a tre esercizi e scade alla data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio della sua carica. L’Amministratore Unico ha tutti i poteri per la gestione della Società nel rispetto delle competenze dell’assemblea dei soci, degli indirizzi forniti dai soci e di quanto previsto nello statuto della Società.

All’Amministratore Unico spetta anche la rappresentanza legale della Società di fronte ai terzi e in giudizio.


Dall’Amministratore Unico dipende il Responsabile dell’Unità Amministrativa e Tecnica che supervisiona tutte le attività tecnico/amministrative della Società.


Il personale dell’Agenzia è composto attualmente da n.4 dipendenti oltre che dal Responsabile Unità Amministrativa e Tecnica.


Di seguito si riporta la struttura organizzativa di Agenzia, nella quale vengono indicate l’articolazione degli uffici/unità e le aree di competenza. 



Ufficio Amministratore Unico: L'amministratore unico esercita le funzioni di rappresentanza della società, di organizzazione e gestione del personale dipendente e ogni altra funzione attribuita dallo Statuto e dall’Assemblea dei soci;


Ufficio Direzione: L’Ufficio Direzione svolge il ruolo di:

§ supporto all’attività dell’”Ufficio Amministratore Unico”;

§ coordinamento operativo delle attività della società in relazione alle decisioni assunte dall’”Ufficio Amministratore Unico” nonché agli obiettivi assegnati e al grado di autonomia concessi dall’ufficio stesso;

l’Ufficio non è dotato di dirigenti.


Ufficio Amministrativo: All’Ufficio Amministrativo sono assegnate le seguenti funzioni:

§ segreteria, protocollo, archivio e personale;

§ gestione della contabilità, dei pagamenti e degli acquisti;

§ adempimenti amministrativi relativi alle sanzioni da titoli di viaggio;

§ adempimenti amministrativi relativi alle Autorizzazioni NCC bus;

§ adempimenti societari;

§ predisposizione bilancio consuntivo e budget;

§ adempimenti amministrativi relativi alla gestione della Privacy;

§ supporto al Comitato consultivo degli utenti;

§ gestione amministrativa delle procedure di affidamenti, appalti e concessioni;

§ gestione amministrativa dei contratti.

L’Ufficio Amministrativo non è dotato di dirigenti.


Ufficio Tecnico: All’Ufficio Tecnico sono assegnate le seguenti funzioni:

§ pianificazione e programmazione del servizio di TPL;

§ monitoraggio e controllo del Contratto di Servizio;

§ ricerca e sviluppo;

§ analisi e progettazione;

§ gestione tecnica del patrimonio immobiliare;

§ gestione degli impianti di fermata (paline e pensiline);

§ sistemi informativi; 

§ strategia e qualità;

§ comunicazione;

§ gestione tecnica dei capitolati e dei contratti.

L’Ufficio Tecnico non è dotato di dirigenti.


Con riferimento all’analisi, del contesto Esterno ed Interno, è stata avviata e conclusa, seppur con i rallentamenti dovuti all’emergenza epidemiologica in corso, un’attività di analisi del contesto Esterno e di quello Interno anche in relazione alle ultime indicazioni fornite da ANAC nel PNA 2019 – Allegato 1 “Indicazioni metodologiche per la gestione dei rischi corruttivi” con l’obiettivo di evidenziare eventuali nuovi Processi di rischio da mappare in aggiunta a quelli già oggetto del presente Piano. L’esito di tale attività trova riscontro nel presente aggiornamento del P.T.P.C.T. nei paragrafi 3 “Contesto Territoriale” e 6 “Analisi del rischio corruzione” con riferimento ai correttivi ed alle integrazioni apportate anche in esito all’attività di monitoraggio. L’analisi del contesto Esterno ed Interno ha consentito anche di definire i nuovi obiettivi strategici al fine di delineare un quadro di azioni sempre più coerente con il contesto di riferimento del rischio corruttivo. 







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5. RESPONSABILITA’ NELL’ATTUAZIONE DEL P.T.P.C.T.

Sono coinvolti nell'attività di prevenzione della corruzione, nell'ambito delle rispettive competenze di legge o del presente Piano:

§ Gli Enti soci;

§ l’Amministratore Unico;

§ il Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza che coincide nel Responsabile dell’Unità Amministrativa e Tecnica nella persona dell’ing. Paolo Ripamonti.






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5.1 Gli Enti Soci: funzioni

Gli Enti Soci attraverso gli uffici competenti forniscono il necessario supporto tecnico e informativo anche al fine di assicurare che il piano sia formulato, adottato e aggiornato nel rispetto della normativa vigente.






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5.2 L’Amministratore Unico come autorità di indirizzo politico: funzioni

L’Amministratore Unico, quale Organo di indirizzo e di controllo:

a)   avvia il processo e indirizza le attività volte all’elaborazione ed all’aggiornamento del P.T.P.C.T.;

b)   nomina il RPCT;

c)    esamina e condivide le misure contenute il contenuto del P.T.P.C.T.;

d)   approva ogni anno, con propria determinazione, gli obiettivi strategici e le finalità da perseguire in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza costituenti contenuto necessario del P.T.P.C.T.;

e)   esamina e condivide le misure contenute il contenuto del P.T.P.C.T.;

f)     entro il 31 gennaio di ogni anno, su proposta del Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, adotta il Piano triennale per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza ed i suoi aggiornamenti oppure conferma il mantenimento del Piano vigente motivato dalla sostanziale invarianza dei contenuti e/o di elementi che ne rendano necessario e/o opportuno un aggiornamento.






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5.3 Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza

La figura del Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza è stata interessata in modo significativo dalle modifiche introdotte dal d.lgs. n. 97/2016.

La nuova disciplina è volta a unificare in capo ad un solo soggetto l’incarico di Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza e a rafforzarne il ruolo, prevedendo che ad esso siano riconosciuti poteri e funzioni idonei a garantire lo svolgimento dell’incarico con autonomia ed effettività, eventualmente anche con modifiche organizzative.

Il Responsabile viene identificato con riferimento ad entrambi i ruoli come Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT); all’interno della Società ed in considerazione della ridotta capacità dimensionale della stessa, il ruolo di RPCT è stato assegnato, come detto, all’ing. Paolo Ripamonti, nominato con disposizioni dell’Amministratore Unico del 03.05.2016 prot.2016/I/gm/6 e prot.2016/I/gm/7 ed a tale incarico è stata data pubblica evidenza sul sito istituzionale della Società nella sezione “Società Trasparente”.


Al Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza compete:

§ l'elaborazione della proposta del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione al fine di consentire all’AU di procedere alla relativa approvazione del Piano entro il successivo 31 gennaio;

§ l'individuazione delle modalità opportune per avviare un programma formativo sulle tematiche di prevenzione della corruzione, all’interno dell’Agenzia. L’RPCT individuerà annualmente delle proposte di formazione delle quali almeno una rivolta a tutti i dipendenti compreso l’AU, eventualmente coordinando tale fabbisogno formativo con i programmi di formazione che saranno definiti dal Comune di Piacenza;

§ la verifica periodica dell'efficace attuazione del piano e della idoneità e sostenibilità delle misure in esso declinate a contrastare il fenomeno corruttivo. A tal fine il Responsabile della prevenzione della corruzione predispone entro il 15 dicembre di ogni anno o, comunque, entro i termini stabiliti dalla normativa vigente o dall'Autorità Nazionale Anticorruzione, per quanto di competenza, una relazione sullo stato di attuazione del piano dell'anno di riferimento - da pubblicarsi nel sito web della Società;

§ la trasmissione entro il 15 dicembre di ogni anno o, comunque, entro i termini stabiliti dalla normativa vigente o dall'ANAC, della relazione di cui al punto che precede, all’AU;

§ la proposta di modifiche al presente piano ed alla mappatura delle attività a rischio anche in corso d'anno ed in modo tempestivo, in caso di accertamento di significative violazioni delle prescrizioni contenute nel medesimo ovvero quando intervengano mutamenti nell'organizzazione o modifiche nell'attività della Società;

§ la vigilanza sul rispetto delle disposizioni in materia di inconferibilità e d'incompatibilità degli incarichi di cui al D. Lgs. n. 39/2013, segnalando i casi di possibile violazione del citato decreto all'ANAC nonché alla Corte dei Conti, per l'accertamento di eventuali responsabilità amministrative;

§ di assicurare la tutela dei dipendenti che effettuano le segnalazioni mediante l’attivazione del sistema riservato di ricezione delle segnalazioni (c.d. whistleblowing);

§ di monitorare il rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti ove attivati;

§ di monitorare le situazioni di conflitto di interesse e, se del caso, con verifiche a campione, sui rapporti tra Agenzia e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela, di affinità, sussistenti tra i titolati, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti ed i soggetti facenti parte della struttura sociale ed organizzativa di Agenzia;

§ di svolgere stabilmente, ai sensi dell'art. 43 del D. Lgs. n. 33 del 2013, un'attività di controllo sull'adempimento, da parte di Agenzia, degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente, assicurando la completezza, la chiarezza e l'aggiornamento delle informazioni pubblicate, nonché segnalando per conoscenza all'AU ed ove necessario all'Autorità Nazionale Anticorruzione i casi di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di pubblicazione.


Al Responsabile della prevenzione della corruzione si applica il regime di responsabilità previsto dall’art. 1, commi 12 e seguenti della legge n. 190 del 2012.

Sul ruolo e i poteri del Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT), l’ANAC ha inoltre adottato la delibera n. 840 del 2 ottobre 2018 in cui sono contenute indicazioni interpretative ed operative con particolare riferimento ai poteri di verifica, controllo e istruttori del RPCT nel caso rilevi o siano segnalati casi di presunta corruzione.

In particolare, nella delibera citata sono state fatte considerazioni generali sui poteri di controllo e verifica del RPCT sul rispetto delle misure di prevenzione della corruzione, mentre si è rinviato alla Delibera 833/2016 per i poteri conferiti al RPCT per l’accertamento delle inconferibilità ed incompatibilità di incarichi e a successivi atti regolatori per i poteri istruttori in caso di segnalazioni di whistleblower.

I poteri di vigilanza e controllo del RPCT sono stati delineati come funzionali al ruolo principale che il legislatore assegna al RPCT che è quello di proporre e di predisporre adeguati strumenti interni all’amministrazione per contrastare l’insorgenza di fenomeni corruttivi (P.T.P.C.T.). Si è precisato che tali poteri si inseriscono e vanno coordinati con quelli di altri organi di controllo interno delle amministrazioni ed enti al fine di ottimizzare, senza sovrapposizioni o duplicazioni, l’intero sistema di controlli previsti nelle amministrazioni anche al fine di contenere fenomeni di maladministration. In tale quadro, si è escluso che al RPCT spetti accertare responsabilità e svolgere direttamente controlli di legittimità e di regolarità amministrativa e contabile.

Sui poteri istruttori degli stessi RPCT, e relativi limiti, in caso di segnalazioni di fatti di natura corruttiva si è valutata positivamente la possibilità che il RPCT possa acquisire direttamente atti e documenti o svolgere audizioni di dipendenti nella misura in cui ciò consenta al RPCT di avere una più chiara ricostruzione dei fatti oggetto della segnalazione.






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5.4 Procedimento di approvazione del P.T.P.C.T. e condivisione dei contenuti

Attualmente il P.T.P.C.T. viene adottato secondo il seguente procedimento:

1)   revisione del precedente P.T.P.C.T. effettuata anche con riferimento alle attività di monitoraggio condotte in corso d’anno;

2)   approvazione annuale, con determinazione dell’AU, degli obiettivi strategici e le finalità da perseguire in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza costituenti contenuto necessario del P.T.P.C.T.;

3)   elaborazione della proposta da parte dell’RPCT del P.T.P.C.T. al fine di consentire all’AU di procedere alla relativa approvazione del Piano entro il successivo 31 gennaio;

4)   esame e condivisione da parte dell’AU delle le misure contenute il contenuto del P.T.P.C.T.;

5)   Pubblicazione della bozza del redigendo P.T.P.C.T. sul sito web istituzionale per avvio della fase consultazione pubblica, della durata minima di 15 giorni, della bozza del Piano finalizzata alla raccolta via web delle osservazioni da parte degli stakeholders;

6)   adozione entro il 31 gennaio di ogni anno, su proposta del Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, del P.T.P.C.T. ed i suoi aggiornamenti oppure conferma il mantenimento del Piano vigente motivato dalla sostanziale invarianza dei contenuti e/o di elementi che ne rendano necessario e/o opportuno un aggiornamento.

7)   in seguito all’adozione del P.T.P.C.T., trasmissione dello stesso ai dipendenti e al sindaco unico e pubblicazione sul sito web della società nella sezione “Società Trasparente”.


L’attuazione della disciplina della trasparenza non si esaurisce con la pubblicazione on line dei dati, ma prevede anche altri strumenti per promuovere la cultura dell’integrità e favorire lo sviluppo sociale.

Uno di questi è l’apporto partecipativo degli stakeholder - che nell’ambito della missione istituzionale di Agenzia sono individuabili in tutti i fruitori dei servizi erogati dalla stessa Società – da intendersi quale input per il miglioramento continuo del servizio pubblico.


La società si è dotata nel corso del 2019 di uno strumento dedicato alla fase di consultazione pubblica della bozza del Piano e finalizzato alla raccolta via web delle osservazioni da parte degli stakeholders.

Il documento viene pubblicato in forma strutturata, cioè per singoli paragrafi. I cittadini, accedendo alla piattaforma, possono lasciare un commento o proporre una modifica o un suggerimento, relativamente ad ogni singolo paragrafo. Altri cittadini, oppure lo stesso Ente, possono rispondere a quel commento, generando un vero e proprio dialogo costruttivo.

Al termine del periodo di consultazione, il software permette di scaricare un report in formato pdf, con gli esiti della consultazione appena conclusa.

Tale passaggio ha consentito di attivare un processo di approvazione e adozione del P.T.P.C.T. pienamente conforme a quanto indicato dall’ANAC nel PNA e nei suoi successivi aggiornamenti, favorendo la partecipazione attiva dei cittadini e di tutti i portatori di interessi quale strumento di trasparenza fondamentale per disegnare un quadro strategico anticorruzione completo e pienamente efficace.


Il presente P.T.P.C.T. è stato messo in consultazione dal giorno xx.xx.xxxx al giorno xx.xx.xxxx.

Al termine della consultazione, …….

Gli esiti della consultazione sono riportati in allegati al presente Piano.






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6. GESTIONE DEL RISCHIO CORRUZIONE





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6.1 Obiettivi strategici in materia di prevenzione della corruzione e di trasparenza

Con riferimento alle attività e all’organizzazione della Società indicate in precedenza, l’Amministratore Unico, quale organo di indirizzo politico, ha approvato con Determina prot. 2023/I/pg/5 del 11.01.2023, ai sensi e per gli effetti di cui alla legge 190 del 6 novembre 2012 e s.m.i., gli obiettivi strategici e le finalità da perseguire in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza costituenti contenuto necessario del P.T.P.C.T. per il triennio 2023/2025, come di seguito formulati:

·Incrementare la mappatura attuale con i nuovi processi che potrebbero derivare da nuove attività da avviare nel corso del 2023;

·Proseguire nel monitoraggio sull’attuazione delle misure di prevenzione programmate, revisionando ed apportando eventuali correzioni alle mappature delle annualità pregresse, al fine di eliminare le criticità ed elevare il livello qualitativo;

·Procedere all’aggiornamento della valutazione del livello di rischio corruzione conseguente all’adozione delle misure di prevenzione programmate (rischio residuo);

·Garantire adeguata formazione al personale sulle novità legislative e sui temi che risultino di particolare rilevanza, mirando a fornire, per mezzo di essa, adeguati strumenti di miglioramento in grado di prevenire fenomeni di cattiva gestione;

·Programmare l’aggiornamento del Codice di Comportamento, assicurando la partecipazione attiva del personale nella definizione dei contenuti;

·Adottare il Modello di Organizzazione e Gestione ai sensi del d.lgs. 231/2001, assicurando il coordinamento con le misure di prevenzione inserite nel PTPCT;

·Rafforzare il monitoraggio e i controlli dei processi di fornitura, assicurando il massimo e puntuale rispetto del principio di trasparenza.






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6.2 Gestione del rischio corruzione

Il rischio costituisce la capacità potenziale, di un'azione e/o di un comportamento, di creare conseguenze illegali a danno dell’Amministrazione, pubblica o privata.

A tutela dell'integrità delle azioni e delle condotte amministrative assume particolare importanza l'attività di gestione del rischio di corruzione, intesa quale processo mediante il quale si individua, valuta il rischio e successivamente si sviluppano delle strategie per trattarlo.

Coerentemente con le indicazioni fornite da ANAC nel PNA 2019 – Allegato 1 “Indicazioni metodologiche per la gestione dei rischi corruttivi” è stata avviata l’attività di analisi del contesto interno riguardante gli aspetti legati all’organizzazione e alla gestione dei processi ritenuti significativi rispetto al rischio corruttivo.

In tal senso si è valutato di avviare con gradualità, visti anche i tempi a disposizione, l’applicazione delle nuove indicazioni fornite da ANAC al fine di rivedere e aggiornare il sistema di gestione del rischio corruttivo con l’obiettivo di rendere sempre più efficaci le misure di prevenzione individuate.






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6.2.1 Mappatura dei processi

Il cuore dell'analisi del contesto interno è la mappatura dei processi che consiste nell'esaminare tutta l'attività amministrativa in modo da individuare le aree maggiormente esposte al rischio corruzione.

 

Identificazione dei processi

L’attività è stata svolta tenendo come punto di riferimento l’elenco dei processi dell'amministrazione già individuati con i precedenti piani mediante un articolato esame della documentazione aziendale rilevante, inerente sia l’organizzazione (statuto, organigrammi, procedure etc.), sia l’attività produttiva (contratti, etc.) nonché i dati storici noti in relazione alle attività svolte da Agenzia.


Di seguito si riporta l’elenco dei Processi già identificati con i precedenti piani:

A)   Gestione delle entrate, delle spese e del patrimonio

Processo 1: Incasso fatture

Processo 2: Incasso sanzioni

Processo 3: Incasso contributi

Processo 4: Pagamento fornitori

Processo 5: Redazione bilancio preventivo e consuntivo

Processo 6: Spese economali

B)   Acquisizione e gestione del personale

Processo 1: Selezione del personale

Processo 2: Pagamento dipendenti

Processo 3: Rimborsi ai dipendenti

C)   Affidamento incarichi professionali e consulenze esterne

Processo 1: Affidamento incarichi professionali e consulenze esterne

D)   Contratti Pubblici

Processo 1: Approvvigionamento di forniture, lavori e servizi

E)   Pianificazione e progettazione dei servizi di TPL

Processo 1: Pianificazione e progettazione servizi TPL

F)   Gestione contrattuale degli affidamenti di TPL

Processo 1: Gestione contratto TPL

G)  Rilascio autorizzazione Noleggio Con Conducente autobus (NCC)

Processo 1: Rilascio prima autorizzazione NCC autobus

Processo 2: Rinnovo autorizzazione NCC autobus


Nel corso dell’anno 2022, coerentemente con le azioni previste nel P.T.P.C.T. 2022-2024, è stata conclusa l’attività di progressivo affinamento e sviluppo di dettaglio dei processi mappati, in attuazione delle indicazioni fornite da ANAC.


Descrizione dei processi

In tale fase, per ognuno dei processi indentificati, con il coinvolgimento della struttura aziendale interessata, è stata condotta e sviluppata una dettagliata descrizione.


Rappresentazione

L’attività di descrizione si è conclusa con la predisposizione di una rappresentazione grafica/tabellare dei processi analizzati, dalla quale è possibile evincere gli elementi emersi in fase di mappatura.






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6.2.2 Valutazione del Rischio

Nella fase di valutazione del rischio vengono identificati gli eventi rischiosi (che possono tradursi in eventi corruttivi) derivanti da tutte le attività rilevate nella fase di mappatura dei singoli processi.

I processi sono stati analizzati con riferimento alle seguenti fasi: Identificazione, Analisi e Ponderazione.






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6.2.3 Trattamento del Rischio

Il trattamento del rischio è la fase volta ad individuare i correttivi e le modalità più idonee a prevenire i rischi, sulla base delle priorità emerse in sede di valutazione degli eventi rischiosi. In tale fase individuano le misure idonee a prevenire il rischio corruttivo cui l’organizzazione è esposta (fase 1) e si programmano le modalità della loro attuazione (fase 2).

Per ognuno dei processi individuati sono state riviste e implementate le misure specifiche e puntuali già individuate nel piano precedente e sono state previste delle scadenze considerate compatibili con l’organizzazione e la struttura della società a garanzia della sostenibilità delle fasi di controllo e di monitoraggio delle stesse.






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6.2.4 Applicazione delle nuove indicazioni ANAC

Con il Piano 2022, è stato completato il processo di applicazione delle indicazioni fornite da ANAC nel PNA 2019 a tutti i Processi identificati, con particolare riferimento ai seguenti processi: Contratti Pubblici e Gestione contrattuale degli affidamenti di TPL.

Quest’anno si è proceduto attraverso il monitoraggio ad una attenta revisione dei processi mappati al fine di rilevare eventuali necessità di aggiornamento. 


Agenzia proseguirà con il costante monitoraggio, in attuazione delle indicazioni fornite da ANAC e all’applicazione del metodo di analisi del rischio ai nuovi processi che verranno eventualmente identificati anche in esito all’attività di adozione del modello 231.






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6.2.5 Monitoraggio e revisione dei processi già analizzati nel P.T.P.C.T. precedente

Nel corso dell’anno 2021 è stata effettuata un’attività di monitoraggio dei processi già mappati e analizzati nel Piano precedente in applicazione delle indicazioni fornite da ANAC e mediante l’applicazione del nuovo metodo di analisi del rischio.

Il monitoraggio è stato effettuato nuovamente nel 2022, con riferimento a tutti i processi mappati per il PTPCT 2021 (che già risentivano, dunque, del monitoraggio precedente) e dei nuovi processi mappati per il PTPCT 2022.

L’attività di monitoraggio ha consentito di verificare l’effettiva attuazione delle misure previste ed il relativo grado di efficacia e di individuare eventuali correttivi da prevedere nel nuovo Piano al fine di rendere le misure sempre più sostenibili e, di conseguenza, efficaci.

Di seguito si riportano gli esiti delle attività di monitoraggio suddivise per singolo processo.




Agenzia ha condotto alcuni approfondimenti in merito all’acquisizione del certificato di regolare esecuzione per lavori/servizi/forniture riferito a tipologie di pagamento per le quali non è possibile verificare la corretta esecuzione della prestazione (ad es. polizze assicurative, abbonamenti, imposte, tasse, quote associative, utenze).

Si riscontra che non sono state individuate soluzioni egualmente efficaci e sostenibili, pertanto, in ragione anche della specifica tipologia di spese, si è stabilito di non prevedere in tali casi la predisposizione del certificato di regolare esecuzione.